
A partire dalla Teoria delle Intelligenze Multiple, l’elaborato è incentrato sull’idea che una scuola che voglia raggiungere un buon livello di inclusività deve tenere in considerazione le diverse forme di intelligenza così come espresse da Gardner e, di conseguenza, le differenze nel modo di apprendere che queste forme di intelligenza innescano.
Vengono innanzitutto tracciate le linee essenziali della TIM e i suoi aspetti più tecnici,
L’ideazione di una UDA integrata come esempio di applicazione della TIM chiude il presente lavoro.
1. Howard Gardner e La Teoria delle Intelligenze Multiple
L’intelligenza è la capacità di comprendere il mondo in cui viviamo e di risolvere i problemi ambientali, sociali e culturali che ci vengono posti in ogni momento della nostra esistenza. Fino alla prima metà del ‘900, si pensava abitualmente, anche negli ambiti accademici, che l’intelligenza fosse identificabile con una capacità monolitica, comune e misurabile in tutti gli individui, anche attraverso standard e test di valore scientifico.
Gli studi dell’americano Howard Gardner e la pubblicazione del suo libro Frames of Mind nel 1983 contribuirono a scardinare queste certezze e introdussero al mondo scientifico ed accademico la cosiddetta Teoria delle Intelligenze Multiple, secondo la quale non esiste una facoltà comune di intelligenza, bensì diverse forme di essa, ognuna indipendente dalle altre.
2. Le nove forme di intelligenza
La Teoria delle Intelligenze Multiple si basa sul concetto che tutti gli esseri umani possiedono almeno sette forme di “rappresentazione mentale”, cioè sette diversi tipi di intelligenze:
2.1 Intelligenza Linguistica: “pensare con le parole e riflettere su di esse”.
Caratterizzata da una sensibilità per il significato delle parole, per l’ordine fra esse e per le funzioni proprie del linguaggio come convincere, stimolare, trasmettere informazioni e piacere, tale intelligenza si manifesta con una notevole produzione linguistica, una buona capacità di ragionamento astratto e di pensiero simbolico, ma è, però, anche oggetto di una distinzione fondamentale tra oralità e scrittura.
Alcuni alunni, infatti, probabilmente avranno una certa facilità ad apprendere tramite l’ascolto e presenteranno un elevato sviluppo delle abilità mnestiche.
2.2 Intelligenza Logico-matematica: “pensare con i numeri e riflettere sulle loro relazioni”.
Secondo Gardner ciò che caratterizza l’alunno con una intelligenza “matematica” è la capacità di condurre ragionamenti molto lunghi riuscendo a ricordare i diversi passaggi di cui si compongono.
In realtà non si tratta di una memoria eccezionale, bensì di un’abilità particolare nel cogliere il senso complessivo delle connessioni che legano le varie proposizioni della dimostrazione. risulta evidente in quegli alunni che possiedono abilità nel comprendere le proprietà di base dei numeri, aggiungendo o sottraendo, nel capire i principi di causa ed effetto e la corrispondenza di valore univoco, nel prevedere,ad esempio, quali oggetti galleggiano, affondano, ecc.., nel riconoscere schemi, lavorare con simboli astratti (ad esempio numeri, figure geometriche, ecc.) e nel cogliere le relazioni o trovare i nessi tra informazioni separate e distinte.
2.3 Intelligenza Musicale: “pensare con e sulla musica”.
Caratterizzata dalla spiccata capacità a riconoscere, ricostruire e comporre brani musicali sulla basedel tono, del ritmo e del timbro, tale abilità è collocata nell’emisfero destro del cervello ed è separata dal talento linguistico.
Gardner ritiene che uno dei primi talenti che emerge in un individuo sia proprio il talento musicale. Chi cresce con un’intelligenza di questo tipo sviluppata, è abituato ad apprendere attraverso il canto e la musica e trasforma, spesso, ciò che sente in una cantilena o in un ritmo.
Possiede, inoltre, capacità come quelle di riconoscere e usare schemi ritmici e tonici, di usare la voce e strumenti musicali, la sensibilità ai suoni dell’ambiente.
2.4 Intelligenza Visuo-spaziale: “pensare con immagini visive e fare elaborazioni su di esse”.
È propria di chi predilige le arti visive, di chi ha un buon senso dell’ orientamento, di chi non ha difficoltà nella realizzazione di mappe, diagrammi, carte geografiche, modellini e giochi che richiedono la capacità di visualizzare oggetti da angoli e prospettive diverse. Pensare con l’intelligenza spaziale significa pensare per immagini e disegni, avere quella che spesso viene definita una memoria visiva: si ricorda un testo o una parola per la sua collocazione nella pagina del libro. Puzzle, giochi di costruzione e di composizione sono attività privilegiate da chi abbia un’intelligenza spaziale particolarmente sviluppata.
2.5 Intelligenza Corporeo-cinestetica: “pensare con e sui movimenti e i gesti”.
Si sviluppa attraverso esperienze concrete che interessano tutto il corpo. Chi privilegia tale intelligenza deve fare esperienza, deve agire, e ricorda prevalentemente quello che viene fatto. Sviluppa, inoltre, un’elevata sensibilità tattile e anche una spiccata sensibilità istintiva, ha coordinazione e armonia motoria. In questi casi un allievo che ha sviluppato maggiormente l’intelligenza corporea, impara facendo, ha bisogno di esperienze concrete, di muoversi e di passare le informazioni attraverso il corpo.
2.6 Intelligenza Interpersonale: “avere successo nelle relazioni con gli altri”.
Guarda verso l’esterno, al comportamento, ai sentimenti, alle emozioni e alle motivazioni di altri individui (una sorta di capacità di “empatia” verso il prossimo). Un alunno con Intelligenza Interpersonale è abile costruttore di relazioni, si fa spesso mediatore in dispute, sa comprendere gli altri, fa prevalere il desiderio di socializzazione e di interazione e, di conseguenza, ha molti amici e coltiva le amicizie, socializza con facilità, cerca attività extra-scolastiche in cui inserirsi, si adatta bene alla vita di gruppo, ama i giochi di gruppo e di società ed è portato a sviluppare empatia verso gli altri.
2.7 Intelligenza Intrapersonale: “riflettere sui propri sentimenti, umori e stati mentali”.
Fa riferimento alla conoscenza intima delle proprie pulsioni interne, delle proprie emozioni e moti affettivi; implica la capacità di classificare e discriminare i propri sentimenti, definendoli altresì attraverso un sistema simbolico elaborato (ciò che oggi, approssimativamente definiremmo “Intelligenza Emotiva”). Un alunno con Intelligenza Intrapersonale ha una forte personalità che però non mette in relazione con gli altri, ma che preferisce tenere in isolamento, optando per attività di tipo individualistico: un hobby, un diario. Prevale un senso di sé profondo che induce alla meditazione solitaria. I suoi atteggiamenti privilegiati, dunque, potrebbero essere: mostrare senso di indipendenza, formulare opinioni categoriche, sembrare chiuso in un suo mondo interiore, possedere un profondo senso di autostima, coltivare un hobby personale, non seguire le mode, prediligere il lavoro individuale.
A queste sette intelligenze, nel corso degli anni di studio, Gardner aggiungerà altre due forme importanti che sono:
2.8 Intelligenza Naturalistica: “Pensare alla natura e al mondo che ci circonda”
2.9 Intelligenza Esistenziale: “Pensare alle questioni etiche ed esistenziali”,
completando così il quadro delle varianti di intelligenza e arricchendole di un aspetto riferito all’ambiente in cui viviamo e di un altro legato alla capacità di autoriflessione.
3. Implicazioni e applicazioni didattico-educative della Teoria delle IM
Anche se tutti gli esseri umani possono avere tutti i nove profili di intelligenza, ogni persona è caratterizzata dalla propria particolare “miscela” o “talento” o ancora profilo peculiare di intelligenza.
Il prevalere dell’una o dell’altra intelligenza determina, inoltre, il modo specifico e privilegiato di apprendimento di ciascuno. Per esempio, gli studenti con disabilità o difficoltà di apprendimento spesso evidenziano deficit nelle intelligenze verbale-linguistica e logico-matematica, ma hanno punti di forza in altre.
Come è evidente, la nozione di intelligenza viene spezzettata in diversi tipi e combinazioni di rappresentazioni mentali, capitale iniziale in possesso dell’individuo fin dalla nascita, che però può essere modificato in relazione alla maturazione, all’esperienza, all’interazione con altre rappresentazioni.
- Due aspetti importanti della Teoria delle Intelligenze Multiple sono che tutti possiedono:
diverse intelligenze grazie alle quali, cognitivamente parlando, diventano umani. Pertanto ogni insegnante, supponendo che ogni suo alunno possieda queste intelligenze, può scegliere di insegnare rivolgendosi alle intelligenze specifiche, sviluppandole e tenendo conto della loro esistenza nell’uso di materiali educativi significativi; - un profilo di intelligenze diverso, in quanto non tutti hanno le stesse esperienze di vita. Ad esempio anche due persone, apparentemente indistinguibili sotto il profilo fisico, possono essere fortemente motivate a distinguersi tra di loro in campi intellettivi diversi.
Il problema di tutti gli studenti, spesso, è di non avere chiara consapevolezza dei propri processi cognitivi e di quale sia il proprio personale rapporto con il sapere.
Gardner ci ha introdotti alle intelligenze multiple, portandoci a riflettere sul ruolo che ogni intelligenza ha nel proprio rapporto con la conoscenza: in un mondo complesso come quello odierno, sviluppare un rapporto con il sapere che si basa sull’utilizzo di più intelligenze, potrebbe favorire l’educazione alla transitività cognitiva, cioè al passaggio da un sapere a un altro in maniera fluida e immediata.
Alla luce di quanto detto, quindi, una domanda risulta inevitabile: come possiamo, noi docenti, pretendere che in una classe il rapporto con il sapere venga proposto, guidato, stimolato in modo univoco, secondo schemi basati solo sulla trasmissione frontale?
E ancora, come si può favorire la conoscenza e la consapevolezza dei propri stili di apprendimento e di processi cognitivi negli studenti se viene privilegiato un unico canale?
La risposta, tanto banale quanto ovvia, parte dalla conoscenza delle caratteristiche e dello sviluppo delle diverse intelligenze proposte da Gardner e dalla loro valorizzazione.
Per molto tempo, negli ambienti educativi, le differenze individuali sono state considerate un elemento di poca importanza, ogni persona veniva trattata come le altre, e questo trattamento sembrava in apparenza corretto.
L’approccio gardneriano si fonda su un metodo diametralmente opposto, ossia su quelloche viene denominato istruzione Student-Centred, centrata sull’alunno, in base al quale si cerca di conoscere il più possibile ogni allievo, poi si crea e si utilizza una modalità di insegnamento capace di aiutare ciascuno a imparare il più possibile secondo i modi, i tempi, i ritmi, gli stili a lui congeniali.
Tutto questo si traduce, nella didattica, in un approccio teso a valorizzare le differenti potenzialità di ogni studente, individuabili attraverso un’osservazione sistematica e condotta con criteri e strumenti validati scientificamente, ma sostanzialmente molto diversi dai tradizionali test di intelligenza.
Una scuola attenta ai bisogni degli alunni in difficoltà, dunque, dovrebbe sapersi adeguare alle differenze degli alunni, soprattutto se disabili, modificando modi e metodologie, strategie, tempi, strumenti, stili, attività, in accordo con quanto affermato da Gardner stesso.
Le implicazioni della Teoria delle Intelligenze Multiple di Gardner, sul piano dell’innovazione e delle applicazioni didattiche, sono svariate e riguardano molteplici campi del processo di Insegnamento/Apprendimento e diversi ambiti della Didattica Speciale.
Tuttavia, nella presente relazione, si vuole metterne in evidenza principalmente tre: l’utilizzo di attività differenziate e diversificate, lo sviluppo di strategie e metodologie di insegnamento alternative e la creazione di modalità diverse per la verifica, per la valutazionee per il Feedback da parte dell’insegnante.
3.1 Differenziare le Attività Curricolari
Per quanto riguarda il primo punto, Differenziare le Attività Curricolari, quando noi insegnanti includiamo nella scansione didattica attività con movimento, pittura, musica, contatto con la natura, introspezione e interazione, è facile osservare come gli alunni vedano maggiormente coinvolti, partecipinocon più entusiasmo, diventino più attenti e disponibili ad apprendere.
Un modo “intelligente” per applicare la Teoria delle IM è, dunque, insegnare con una gamma di attivitàdidattiche che incontrino la varietà delle intelligenze di ogni alunno.
Ciò non significa, è ovvio, che occorre conoscere l’esatta forma di intelligenza di ogni nostro singolo alunno (anche se con gli alunni disabili questo potrebbe essere ottenuto più facilmente grazie alla fase di osservazione che precede la stesura del PEI), ma piuttosto che è utile partire dalla consapevolezza che esiste più di un tipo di intelligenza e, di conseguenza, cercare attività didattiche ed esercizi che varino spesso e che abbraccino tutte le preferenze, per non dire predisposizioni, dei nostri alunni.
3.1 Attenzionare le Strategie e le Metodologie di Insegnamento/Apprendimento
L’esistenza di differenze individuali anche accentuate tra gli studenti richiede all’insegnante attento di utilizzare una varietà di strategie didattiche.
In questo modo, alternando modalità di trattazione dei contenuti, ci sarà sempre un momento in cui l’attività in classe coinvolgerà pienamente le intelligenze più sviluppate di ciascun alunno.
In questa prospettiva, gli insegnanti, sono chiamati ad arricchire il proprio repertorio con un’ampia gamma di metodi, materiali e strategie per «agganciare» classi sempre più eterogenee.
Da un punto di vista operativo, il lavoro didattico sulle intelligenze multiple può essere condotto utilizzando due strategie generali. La prima, definita “un’attività per ogni intelligenza”, permette all’insegnante di sollecitare prevalentemente un solo tipo di intelligenza con una attività didattica specificamente dedicata ad essa.
La seconda strategia, definita “un’attività per più intelligenze”, consente ai docenti di organizzare un’unica attività didattica per stimolare simultaneamente più intelligenze.
3.3 Incoraggiare la valutazione, la verifica e il Feedback “individualizzati”
Il terzo aspetto preso in considerazione è stato la valutazione, la verifica e il Feedback “individualizzati”. La Teoria delle IM evidenzia come esistano tante modalità possibili con le quali l’alunno può dimostrare le conoscenze e le abilità che ha acquisito; tra queste gli organizzatori anticipati, le checklist di osservazione, l’analisi degli errori, il portfolio. Ad esempio, per valutare l’apprendimento in matematica, l’insegnante può organizzare un lavoro in gruppi cooperativi (intelligenza interpersonale), con materiali di manipolazione (intelligenza corporeo-cinestetica) da concludere con una riflessione metacognitiva (intelligenza intrapersonale).
3.4 La TIM con gli alunni disabili
per quanto riguarda gli alunni con disabilità, attualmente a scuola si lavora per la maggior parte del tempo proprio con le intelligenze nelle quali questi alunni sono più deboli.
Alternando le modalità di lavoro è possibile sia stimolare lo sviluppo delle intelligenze nelle quali l’alunno è più debole sia permettergli di apprendere mettendo in campo le sue risorse e punti di forza negli altri tipi di intelligenza.
Questa alternanza rappresenta la vera innovazione didattica che, con evidenza, si richiama al modello bio-psico-sociale dell’ICF nel suo tentativo sia di sfruttare le funzionalità già esistenti in ciascun individuo che, nello stesso tempo, di potenziare quelle aree meno sviluppate o più carenti.
4. Una ipotesi di UDA Multipla: “Ci giochiamo la salute”
L’ipotesi di Unità di Apprendimento integrata e interdisciplinare che potrebbe rappresentare una forma di applicazione della Teoria delle Intelligenze Multiple ha per titolo “CI GIOCHIAMO LA SALUTE” e, partendo dall’analisi di tematiche inerenti la salute, vuole fornire diverse tipologie di attività che favoriscano e valorizzino le differenze degli alunni e le loro preferenze in ambito di stili di apprendimento, stili cognitivi e forme di intelligenza.
Si tratta della potenziale realizzazione di quanto affermato nei capitoli precedenti, con particolare attenzione alla scelta delle metodologie didattiche e delle forme di verifica e valutazione.
Può essere pensata sia per classi con peculiarità, numero di alunni e background diverso, sia per differenti tipologie di allievi con disabilità. Infatti, dal punto di vista dell’integrazione scolastica, l’UDA contribuisce in varie forme a facilitare l’inclusione e la partecipazione degli alunni con disabilità all’interno del gruppo classe attraverso il lavoro integrato di cinque discipline (Scienze Umane, Scienze Motorie, Diritto, Inglese, Disegno).
Tutte le attività da svolgere, nonché le strategie e le metodologie da applicare, sono state pensate con l’intento di venire incontro alle diversità dei singoli alunni e di creare opportunità per far esprimere, sotto forme diverse, il potenziale di intelligenza di ogni singolo allievo.
A questo proposito, dunque, sono state previste attività che privilegino le doti di argomentazione e di ricerca di informazioni, quelle di grafica e pittura, quelle cinestetiche e di coordinazione/movimento, quelle di esposizione orale e così via.
L’idea di progetto prevede che la classe venga divisa in quattro gruppi, ognuno dei quali seguito dall’insegnante di una delle quattro discipline coinvolte (il docente di Disegno, invece, segue l’intera classe nella realizzazione grafica del tabellone).
Ogni gruppo approfondisce gli argomenti specifici di una disciplina:
● Scienze Umane: anoressia e bulimia
● Scienze Motorie: elementi di primo soccorso
● Diritto e Legislazione: diritto alla salute
● Lingua Inglese: talking about health and the body
Le attività previste nell’Unità si esplicano attraverso le seguenti fasi di lavoro:
● brainstorming con l’intera classe;
● presentazione delle tematiche attraverso mappe concettuali, power point e simulazioni;
● approfondimento di ciascuna tematica in assetto di lavoro di gruppo tramite ricerche su Internet e preparazione di materiale apposito (cartelloni e presentazioni multimediali);
● report e socializzazione all’intera classe del lavoro svolto;
● realizzazione del tabellone del gioco e dei dadi con il supporto dell’insegnante di Disegno;
Ogni gruppo sceglie il proprio giocatore che lo rappresenta nello svolgimento del gioco.
Egli funge da“pedina” e da portavoce del gruppo. L’alunno disabile svolge, invece, il compito di lanciare i dadi per la propria squadra e di controllare che le risposte alle domande delle singole caselle siano date nei tempi previsti.
La vittoria viene assegnata al gruppo che, rispondendo correttamente alle domande, raggiunge per primo il traguardo che porta la scritta: “Hai vinto la tua salute”.
CONCLUSIONI
Come si è evinto da quanto detto nel corso della trattazione, numerosi sono gli strumenti che l’insegnante specializzato sul sostegno può impiegare per venire incontro alle esigenze diverse che caratterizzano i vari alunni disabili.
La consapevolezza di tutti questi aspetti da parte dell’insegnante può contribuire in modo sostanziale alla creazione di un clima-classe favorevole all’apprendimento, cioè di un clima inclusivo, dove le differenze di ognuno diventano una risorsa, un vantaggio per gli altri e non un problema o un limite. In questa prospettiva, dunque, le strategie e le metodologie basate sulla Teoria delle IM si pongono come un approccio integrato e inclusivo che non si sostituisce ai contenuti tradizionali, ma li utilizza perché raggiungano tutti gli studenti e coinvolgano tutte le intelligenze.
La scelta giusta, infatti, soprattutto se si ha a che fare con alunni con disabilità, è ciò che, nella pratica didattica di tutti i giorni, si potrebbe chiamare “ecletticismo”, la cui caratteristica principale, in accordo con la Teoria di Gardner, è riassunta in questa espressione: “adatta la metodologia all’alunno e non viceversa”, che, in termini più comprensibili, potrebbe tradursi nel principio che il punto di partenza di ogni azione di insegnamento deve sempre e comunque essere l’alunno, con i suoi bisogni e le sue necessità, i suoi limiti e le sue potenzialità, con i suoi stili, tempi e ritmi di apprendimento, il suo vissuto, le sue esperienze pregresse e il suo contesto di appartenenza.
Questa nuova visione consente di rivolgere l’attenzione alle differenze nei processi di apprendimento e di considerare, come si è già ripetuto più volte, le diversità come risorse, nel rispetto del bisogno di speciale normalità che accomuna tutti gli alunni e, a maggior ragione, quelli disabili.
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Autrice: Rosalia Barba, Docente di Lingua e Civiltà Straniera (Inglese e Francese) dal 2000 e specializzata in Attività di Sostegno Didattico per la Scuola Secondaria di Secondo Grado dal 2015. Ha insegnato in provincia di Caltanissetta e partecipato a progetti PON e POR.