Sapevi di essere resiliente?
Certamente, ripercorrendo la storia della tua vita, ricorderai alcuni eventi particolarmente dolorosi e difficili da affrontare, che avrebbero dovuto segnarti irrimediabilmente, ma che al contrario, ti hanno aiutato a crescere e a vivere una vita positiva.
Ma cosa è precisamente la resilienza?
La parola resilienza deriva dal verbo latino “resalio” = saltare, rimbalzare, nasce in fisica e viene utilizzata per definire la capacità di un corpo di resistere ad un urto, assorbendo energia cinetica senza rompersi.
Viene utilizzata anche in ecologia e indica la capacità dell’ecosistema di autoripararsi a seguito di un danno ambientale, mentre in informatica si definisce resiliente un sistema operativo che riesce a ripararsi da un danno, ad esempio un virus.
Solo da pochi anni si comincia ad utilizzare questo termine anche all’interno delle scienze umane, in particolare in psicologia.
Non esiste ancora una definizione univoca del concetto. In generale viene definito come: la capacità di riorganizzare positivamente la propria vita e di comportarsi in modo socialmente accettabile, nonostante le esperienze critiche che di per sé avrebbero potuto avere un impatto negativo.
Altre definizioni di resilienza sono:
“Un costrutto relativamente omeostatico, che rappresenta la capacità di un individuo di ristabilire l’equilibrio” (Carver C. S., 1998), oppure: “È la capacità che un soggetto ha di superare circostanze singolari di difficoltà grazie alle sue qualità mentali, di comportamento e di adattamento”, (Kreisler L.,1996), o ancora: “Sì ammette generalmente che c’è resilienza quando un bambino mostra delle risposte moderate e accettate nonostante sia sottomesso da parte del suo contesto a stimoli conosciuti come nocivi” (Goodyear I. M., 1995).
È importante comprendere, che la resilienza umana non è sinonimo di resistenza, non nega infatti la sofferenza e le ferite che ogni persona vive e sperimenta nella propria vita, ma le considera opportunità per vivere con maggiore consapevolezza e positività.
Come sostiene Cyrulnic, (2000), uno dei più importanti studiosi di questo concetto: “le persone resilienti, sono vulnerabili come gli altri e in più sono stati feriti e lo saranno tutta la vita e diventeranno umani tramite questa ferita”.
Infine, la resilienza può essere sviluppata da tutti gli individui, non riguarda infatti delle specifiche qualità, ma un insieme di fattori, personali, familiari e ambientali, che determinano uno specifico processo che percorre l’intero arco di vita.
La resilienza dunque non è “la semplice capacità di sopravvivere, la propensione ad evitare i pericoli o la spinta istintiva a mettersi in salvo […] si tratta di un aspetto costitutivo della natura umana di cui gli individui sono indistintamente dotati, quindi presente in tutte le fasi della vita, seppur non sempre attiva, che consente di usare le esperienze, anche quelle negative, per riflettere, per riparare, per ricominciare a costruire e a realizzare progetti con forza ed energia interiore” (Di Blasio, 2005).
BIBLIOGRAFIA
- Carver C. S. (1998), “Resilience and thriving: Issues, models and linkages”. Journal of Social Issues, vol. 54, p. 245
- Cyrulnik B. (2000), “La resilience ou le ressort intime” in Pourtois J. P., Desmet H. (a cura di), relation familiale et rèsilience, p. 111, Paris, L’ Harmattan
- Di Blasio P. (a cura di), (2005) Tra rischio e protezione. La valutazione delle competenze parentali, Edizioni Unicopli, Milano, p.26
- Goodyear I. M. (1995), “Risk and resilience processes in childood and adolescence”, in Lindstrom B e Spencer N. (a cura di), Social Pediatrics, Oxford, Oxford University, Press.
- Kreisler L. (1996), “Resilience mise en spirale”, Spirale, vol. 1, p. 2
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