“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”
La ricerca sull’attaccamento prende avvio dagli studi condotti da Bowlby (1969) e da Ainsworth (1978), i cui contributi sono stati decisivi nel favorire la comprensione dei fattori interpersonali che intervengono nello sviluppo della personalità (Caprara & Cervone, 2000).
Secondo Bowlby (1982, 1996, 1999, 2000) il bambino nasce provvisto di una serie di comportamenti geneticamente predeterminati, che svolgono un’importante funzione adattiva; tali comportamenti, tra cui il pianto, il sorriso, il vocalizzo, sono definiti comportamenti di attaccamento e fanno parte di un sistema comportamentale finalizzato a garantire al bambino la prossimità fisica con l’adulto, condizione necessaria per la sopravvivenza. Qualora la distanza del bambino dal suo caregiver, solitamente la madre, diventi eccessiva, i comportamenti di attaccamento vengono immediatamente attivati e persistono finché non venga ristabilizzata la vicinanza con il caregiver (Cassibba & D’Odorico, 2000).
La reciprocità di questo primo scambio consente al bambino di sviluppare quel senso di sicurezza e fiducia in sé, nonché un rafforzamento della relazione tra lui e l’adulto. Il legame, che il bambino sperimenta nella relazione con il caregiver, plasmerà ed influenzerà i successivi legami, poiché l’individuo, nel momento del contatto con l’altro, porta con sé tutto il bagaglio delle esperienze precedenti.
Anche lo sviluppo delle competenze emotive avviene per mezzo della relazione con gli altri, interiorizzando ed elaborando, nel proprio mondo interno, ciò che si sperimenta nelle relazioni interpersonali quotidiane ed in particolar modo nella relazione primaria con la figura di attaccamento.
La regolazione emotiva si struttura a seguito di esperienze di socializzazione, nelle quali il soggetto è coinvolto durante l’intero processo di sviluppo (Aldao, Nolen-Hoeksema & Schweizer, 2000) ed è caratterizzata dall’insieme di sfaccettature ed aspetti che riflettono le strategie attraverso cui gli individui realizzano il controllo emotivo. Aspetti centrali nel compito di modulazione emotiva sono, ad esempio, la capacità di riconoscere le emozioni o la capacità di regolarle in modo funzionale. Il momento di massima plasticità, nella capacità di regolare le emozioni, si verifica durante l’infanzia e l’adolescenza, quando le funzioni emotive e cognitive del soggetto vanno incontro a rapide mutazioni (John & Gross, 2004).
Se il bambino struttura uno stile di attaccamento sicuro, le sue capacità di regolazione emotiva saranno funzionali ed adattive.
Lo sviluppo di un attaccamento sicuro, tuttavia, non trova terreno fertile all’interno di contesti familiari connotati dalla presenza di fenomeni di abuso, deprivazione o maltrattamento, che impediscono lo sviluppo di uno stile di attaccamento sicuro, quindi la capacità di regolare adattivamente le proprie emozioni ed i propri affetti.
Non c’è, dunque, alcuna possibilità, per tutti coloro che hanno strutturato un attaccamento insicuro, di essere emotivamente intelligenti?
Il messaggio che l’articolo intende veicolare è sintetizzabile nella frase “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, presa in prestito da Lavoisier.
Vista la natura biologica dell’attaccamento, la prospettiva neurobiologica postula che l’attaccamento si sviluppi durante la vita del soggetto e che si trasformi, nelle sue manifestazioni, a seconda delle sollecitazioni ecologiche ed ambientali e dei cambiamenti di vita (Sullivan, 2012).
Ciò significa che esperienze di tipo ricostruttivo centrate sulla componente emotiva possono sollecitare il soggetto a creare nuove figure di attaccamento, che fungano per lui da base sicura, ed a sviluppare nuovi strumenti di regolazione emotiva.
Chiunque sia in grado di identificare le emozioni, attribuire loro un significato e gestirle efficacemente, sarà in grado di rispondere in modo adattivo alle richieste ambientali e di costruire delle relazioni interpersonali connotate da vicinanza ed intimità, concorrendo alla piena costruzione del proprio benessere psicologico, al quale tutti dovremmo aspirare.
Il metodo “MetaEMOZIONI”, ad esempio, sviluppato ed utilizzato all’interno della nostra associazione, favorisce di fatto il potenziamento delle abilità di percezione, valutazione ed espressione delle emozioni, quindi incoraggia la promozione di una crescita emotiva ed intellettuale.
Riferimenti Bibliografici
- Ainsworth, M., Blehar, M., Waters, E. & Wall, S. (1978). Patterns of Attachment. Hillsdale, NJ: Erlbaum.
- Aldao, A., Nolen-Hoeksema, S. & Schweizer, S. (2010). Emotion regulation strategies across psychopatology: A meta-analytic review. Clinical Psychology Review, 30, 217-237. Bowlby, J. (1982). Costruzione e rottura di legami affettivi. Milano: Cortina Raffaello.
- Bowlby, J. (1996). Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento. Milano: Cortina Raffaello.
- Bowlby, J. (1999). Attaccamento e perdita. L’attaccamento alla madre. Torino: Bollati Boringhieri.
- Bowlby, J. (2000). Attaccamento e perdita. La perdita della madre. Torino: Bollati Boringhieri.
- Bowlby, J. (2000). Attaccamento e perdita. La separazione dalla madre. Torino: Bollati Boringhieri.
- Caprara, G. V. & Cervone, D. (2000). Personalità. Milano: Cortina Raffaello.
- Cassibba, R. & D’Odorico, L. (2000). La valutazione dell’attaccamento nella prima infanzia. Milano: Franco-Angeli.
- John, O. & Gross, J. J. (2004). Healthy and Unhealthy emotion regulation: Personality process, individual differences and life span development. Journal of Personality, 72, 1301-1333.
- Sullivan, R., M. (2012). The Neurobiology of Attachment to Nurturing and Abusive Caregivers. 63, 1553-1570.
Martina Enea
Dottoressa in Psicologia clinica socia di MetaIntelligenze Onlus
Lascia un commento