Cosa facciamo per “migliorare” l’autostima dei bambini e dei ragazzi?
Generalmente l’autostima è concepita come qualcosa da accrescere nei bambini dicendo loro che hanno una moltitudine di buone qualità. Queste convinzioni inducono, spesso, gli adulti a esagerare le qualità positive e a sminuire, o nascondere, quelle negative nel timore che le critiche possano danneggiare l’autostima e quindi il proprio giudizio personale.
Generalmente l’autostima è concepita come qualcosa da accrescere nei bambini dicendo loro che hanno una moltitudine di buone qualità. Queste convinzioni inducono, spesso, gli adulti a esagerare le qualità positive e a sminuire, o nascondere, quelle negative nel timore che le critiche possano danneggiare l’autostima e quindi il proprio giudizio personale.
Esempio
Giorgia: ‘mamma non sono capace, non voglio farlo, fallo tu per me!’
Mamma: ‘ma no dai che lo sai fare. Tu sei brava!’
Ma siamo sicuri che questo atteggiamento “accresca” l’autostima del bambino?
L’autostima è un modo di sperimentare se stessi quando vengono utilizzati al meglio le risorse personali.
L’autostima deriva dal modo in cui ci si sente quando ci si impegna con entusiasmo in attività che vengono valutate importanti. Nascondere le difficoltà del bambino, o ragazzo, non lo faranno sentire fiducioso dei propri mezzi.
Ripetergli in continuazione che è bravo e forte non lo faranno sentire realmente bravo e forte.
Quindi? Cosa bisognerebbe fare?
Trasmettere l’idea che le proprie abilità possano essere incrementate con l’impegno (strategico) e che una difficoltà possa essere superata (o compensata).
Come?
Insegnandogli le competenze, permettendogli di utilizzarle in autonomia e creatività (una volta automatizzate) e dargli la possibilità di scelta.
Esempio
Giorgia: ‘mamma non sono capace, non voglio farlo, fallo tu per me!’
Mamma: ‘Adesso non sei capace! Perché nessuno ti ha insegnato come fare. Ti insegnerò Io come fare!’ (con tono rassicurante).
Oppure
Giorgia: ‘mamma non sono capace, non voglio farlo, fallo tu per me!’
Mamma: ‘ma no dai che lo sai fare. Tu sei brava!’
Ma siamo sicuri che questo atteggiamento “accresca” l’autostima del bambino?
L’autostima è un modo di sperimentare se stessi quando vengono utilizzati al meglio le risorse personali.
L’autostima deriva dal modo in cui ci si sente quando ci si impegna con entusiasmo in attività che vengono valutate importanti. Nascondere le difficoltà del bambino, o ragazzo, non lo faranno sentire fiducioso dei propri mezzi.

Quindi? Cosa bisognerebbe fare?
Trasmettere l’idea che le proprie abilità possano essere incrementate con l’impegno (strategico) e che una difficoltà possa essere superata (o compensata).
Come?
Insegnandogli le competenze, permettendogli di utilizzarle in autonomia e creatività (una volta automatizzate) e dargli la possibilità di scelta.
Esempio
Giorgia: ‘mamma non sono capace, non voglio farlo, fallo tu per me!’
Mamma: ‘Adesso non sei capace! Perché nessuno ti ha insegnato come fare. Ti insegnerò Io come fare!’ (con tono rassicurante).
Oppure
Mamma: ‘io ricordo di avertelo insegnato, possiamo provare insieme e vedere se hai compreso bene come si fa’ (mostrare fiducia senza sminuire le sue paure e ansie).
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Daniele Armetta |
Psicologo – Esperto dei processi di apprendimento, nella valutazione e dei percorsi di intervento. |
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