di Cinzia Gambino
Abstract
Recentemente la comunità scientifica si è interessata alla Mindfulness (MT), alle sue tecniche e a comprenderne le relazioni che questa ha con i processi cognitivi. Il seguente lavoro mette in risalto due dei principali studi basati su tale relazione. Il primo di questi, pubblicato nel 2013 dal Personality and Individual Differences, si pone come obiettivo principale quello di valutare l’associazione degli indici neurocognitivi di attenzione e Working Memory (WM) con la misura bidimensionale della consapevolezza (A.C. Ruocco, E. Direkoglu; 2013). Il secondo studio, pubblicato nel 2010 da American Psychological Association , esamina l’impatto che una formazione MT ha sulla capacità della WM e sull’esperienza affettiva (A.P. Jha, E.A. Stanley, A.Kiyonaga, L. Wong, L. Gelfand; 2010). In breve, il termine Mindfulness è letteralmente tradotto “presenza mentale” il cui scopo è aiutare i soggetti ad acquisire delle abilità legate alla consapevolezza, nello specifico quella che definiamo meta-consapevolezza. Una delle definizioni più chiara di cosa sia la Mindfulness ci viene fornita da uno dei suoi più importanti pionieri Jon Kabat-Zinn (1997) che la definisce come “consapevolezza che emerge se prestiamo attenzione in modo intenzionale, nel momento presente e in modo non giudicante”.
PRIMO ESPERIMENTO
Partendo dal presupposto che la MT è un costrutto bidimensionale complesso, composto da momento presente (consapevolezza) e accettazione, lo studio di A.C. Ruocco e E. Direkoglu prende in esame il rapporto tra queste due dimensioni principali della MT e gli indici di attenzione sostenuta e della memoria di lavoro. L’ipotesi iniziale del lavoro proposto, quindi, è comprendere come l’attenzione sostenuta e la WM possono contribuire a comprendere quei meccanismi che stanno alla base delle differenze individuali del costrutto MT per poi utilizzare tale conoscenza per dedurre informazioni necessarie su come isolare gli effetti degli interventi MT-Based sul funzionamento cognitivo sia in una popolazione clinica che non clinica.
Dati sperimentali
L’esperimento ideato dagli autori prevedeva la partecipazione di soggetti di diverse etnie di età compresa tra i 18 e 55 anni, dove il 66% era di sesso femminile. Inoltre sono stati valutati dei criteri di esclusione, quali grave malattia fisica o disturbi neurologici (lesioni celebrali moderate o gravi), gravi deficit visivi e uditivi o significative limitazioni manuali che potevano influire sui compiti di laboratorio. Dopo aver ottenuto il consenso informato da parte dei soggetti, gli sperimentatori sottoposero questi a diverse somministrazioni, tutte rigorosamente svolte sotto la supervisione di uno psicologo clinico autorizzato. Le scale utilizzate furono:
• Philadephia MT Scale (PHLMS; Cardaciotto et al., 2008) una specifica scala che misura le due dimensioni principali della Mindfulness composta da 20 item che valutano la frequenza di esperienze avute nella settimana precedente alla somministrazione;
• Conners continuos performance test II (CPT-II; Conners, 2000) la quale misura l’attenzione sostenuta attraverso uno specifico compito che consiste nel presentare ai partecipanti lettere dell’alfabeto su di un monitor e questi, precedentemente istruiti, vengono invitati a premere la barra spaziatrice ogni qual volta viene visualizzata una lettera ad eccezione della X. Successivamente si esaminano i due indici di attenzione sostenuta che consistono in omissioni e variabilità di errore standard. Le omissioni sono determinate dal numero di bersagli a cui i soggetti non hanno risposto (cioè tutte le lettere tranne la X), mentre la variabilità di errori standard è una misura che valuta la velocità di risposta da parte del soggetto;
• Penn lettera n-back test (LNB, Ragland et al., 2002) misura la capacità della Working Memory. Si presentano ai soggetti le lettere dell’alfabeto su un monitor, una alla volta, e questi devono premere la barra spaziatrice secondo tre diverse condizioni: 0-back (il soggetto deve pigiare la barra spaziatrice quando una lettera sullo schermo è uguale alla lettera precedente), 2-back (il soggetto deve premere la barra spaziatrice ogni volta che la lettera sullo schermo è uguale alle due lettere presentate nelle due schermate precedenti), 3-back (il soggetto deve cliccare sulla barra spaziatrice se la lettera sullo schermo è uguale alle tre lettere precedentemente presentate).
• Wechsler Test of Adult Reading (WTAR; Wechsler, 2001) consiste in un test di lettura per adulti composto da 50 parole irregolari, questo test è basato su un paradigma di lettura-riconoscimento che elimina la possibilità che i soggetti possano utilizzare regole di pronuncia standard per suoni;
• Structured Clinical Interview for DSM-IV Axis I Disorders–Patient edition (SCID; First, Spitzer, Gibbon, & Williams, 1996), è un’intervista semi-strutturata che valuta sindromi cliniche nell’asse I del DSM-IV in modo tale che si possano escludere soggetti con gravi disturbi psicopatologici (schizofrenia o qualsiasi disturbo psicotico, disturbo bipolare, disturbo alimentare, etc.) in quanto queste malattie sono note per la loro notevole influenza sul cervello.
Risultati e conclusioni
I risultati ottenuti attraverso statistiche descrittive e analisi correlazionali ai test sopra descritti portarono gli autori a suggerire che l’attenzione sostenuta e la WM possono operare attraverso meccanismi relativamente distinti per sostenere le differenze individuali della MT, anche se comunque in questo studio non sono state tenute in considerazione altri aspetti della cognizione che possono contribuire a tali differenze individuali. Inoltre, si è compreso in modo empirico, come un atteggiamento attivo di accettazione di pensieri attuali, sentimenti e sensazioni possa contare su un buon funzionamento della WM per aiutare il soggetto a mantenere un atteggiamento tollerante nei confronti di esperienze nuove utilizzando attivamente strategie basate sull’accettazione invece che ricorrere a strategie automatiche di evitamento esperienziale.
SECONDO ESPERIMENTO
Il secondo studio preso in esame riguarda più l’aspetto pratico della MT. Nello specifico ho riportato un esperimento che utilizza la MT per la gestione di esigenze cognitive e per la regolazione delle emozioni (WMT). In questo caso la MT è considerata come uno strumento di prevenzione il cui obiettivo è rafforzare le capacità di chi è a rischio di stress elevato. Nello specifico, gli sperimentatori hanno cercato di comprendere se un modulo MT può essere utile per membri del servizio militare che vengono addestrati per le missioni di guerra. Durante tutto il periodo di addestramento, prima della partenza, questi soggetti devono prepararsi psicologicamente sia a lasciare i propri cari, sia a tollerare situazioni violente e poco prevedibili che possono presentarsi nel corso della missione. Sebbene lo scopo dell’addestramento è quello di aumentare la fiducia e gestire lo stress, diversi studi sottolineano come in questi soggetti si registra una diminuzione del funzionamento cognitivo e affettivo. Gli sperimentatori proposero, attraverso il loro studio, di scoprire quali fattori della MT possono influenzare il funzionamento cognitivo e affettivo. Entrambi i processi sono attivi durante l’esecuzione di esercizi di allenamento alla consapevolezza, inclusi nei protocolli di MT, e impegnarsi ripetutamente con le prove MT può far si che questi si rafforzino. Le domande a cui gli autori hanno cercato di dare una risposta riguardano: comprendere se la WMC diminuisce durante il reclutamento, se la MT può rafforzare la WMC ed infine quale corrispondenza c’è tra le variazioni MT relative alla WMC e all’esperienza affettiva.
Dati sperimentali
Per rispondere alle domande precedenti sono stati formati tre gruppi sperimentali. Il primo gruppo (MC) di controllo era composto fa 17 militari di sesso maschile con età media di 25 anni; il secondo gruppo di controllo (CC) era formato da 12 civili con un’età media di 34 anni; il terzo gruppo sperimentale (MT) era formato da 34 partecipanti maschi reclutati dal corpo dei Marines con un’età media di 30 anni.
Il terzo gruppo, quello sperimentale, venne sottoposto ad un corso MMFT (Mindfulnes-Based Mind Fitness) di 8 settimane, progettato da un ex ufficiale dell’esercito americano, per i membri militari che dovevano affrontare missioni di guerra. Oltre alle tradizionali tecniche MT-Based questo protocollo prevede l’inclusione di abilità MT in contesti di gruppo, contenuti didattici per evidenziare le analogie tra idoneità fisica e mentale, e così via. Tutti i soggetti vennero sottoposti a Prove di Span (Unsworth, Heitz, Schrock, et al.,2005) utilizzate per indicizzare la WMC, e a PANAS (Watson et al., 1988), un test composto da 10 item che misura le dimensioni dello stato emotivo del soggetto (negativo/positivo).
Risultati e conclusioni
Esaminando i dati ottenuti dalle somministrazioni gli autori riuscirono a dare risposte alle domande, per cui tale studio venne avviato. In primo luogo si osservò che lo span è stabile nel gruppo 2, mentre è maggiormente degradato nel gruppo 3; in secondo luogo che più i soggetti si dedicano e si sottopongono a protocolli MT più si registrano miglioramenti nelle prove di span e di conseguenza si rafforza anche la WMC, ed infine che anche la capacità di regolazione emozionale diviene più ampia con una regolare attività MT.
I risultati quindi sono coerenti con l’ipotesi iniziale che la MT può migliorare il controllo sia cognitivo che emotivo, ma comunque non si hanno informazioni che riguardano le strategie cognitive specifiche usate dai partecipanti per regolare le emozioni.
Nonostante questo studio sia molto importante e riporta dei risultati che avvalorano l’ipotesi iniziale, presenta numerosi limiti che riguardano soprattutto la fase di campionamento. Si tratta di un campione molto piccolo e selezionato in modo non casuale. Tutto ciò fa si che si possano presentare minacce riguardante la validità e l’attendibilità della ricerca, inficiando i risultati ottenuti. Alla luce di quanto riportato l’idea è quella di poter avviare ulteriori ricerche sui temi menzionati per poterne confermare l’evidenza scientifica.
Bibliografia
Cardaciotto, L., Herbert, J. D., Forman, E. M., Moitra, E., & Farrow, V. (2008). The assessment of present-moment awareness and acceptance: The Philadelphia Mindfulness Scale. Assessment, 15(2), 204–223.
Conners, C. K. (2000). Conners’ continuous performance test II: Computer program for windows technical guide and software manual. Toronto, Canada: Mutli-Health Systems.
First, M. B., Spitzer, R. L., Gibbon, M., & Williams, J. (1996). Structured Clinical Interview for DSM-IV Axis I Disorders—Patient edition (SCID-I/P, Version 2.0). New York, NY: Biometrics Research Department, New York State Psychiatric Institute.
Jha, A.P. , Stanley , E.A., Kiyonaga, A., Wong, L., Gelfand , L., (2010). Examining the Protective Effects of Mindfulness Training on Working Memory Capacity and Affective Experience. Emotion , Vol. 10, No. 1, 54 – 64 , American Psychological Association 15283542/10/$12.00 DOI: 10.1037/a0018438.
Kabat-Zinn, J. (1997). Dovunque tu vada, ci sei già. Milano: TEA.
Ragland, J. D., Turetsky, B. I., Gur, R. C., Gunning-Dixon, F., Turner, T., Schroeder, L., et al. (2002). Working memory for complex figures: An fMRI comparison of letter and fractal n-back tasks. Neuropsychology, 16(3), 370–379. http:// dx.doi.org/10.1037/0894-4105.16.3.370.
Ruocco, A.C, Direkoglu ,E.,(2013). Delineating the contributions of sustained attention and working memory to individual differences in mindfulness. Personality and Individual Differences, 54, 226–230, journal homepage: www.elsevier.com/locate/paid.
Unsworth, N., Heitz, R. P., Schrock, J. C., & Engle, R. W. (2005). An automated version of the operation span task. Behavior Research Methods, 37, 498 –505.
Watson, D., Clark, L. A., & Tellegen, A. (1988). Development and validation of brief measures of positive and negative affect: The PANAS scales. Journal of Personality and Social Psychology, 54, 1063–1070.
Wechsler, D. (2001). WTAR: Wechsler Test of Adult Reading. Manual. San Antonio, TX: The Psychological Corporation.
Lascia un commento