“All you need is love. L’economia spiegata con le canzoni dei Beatles”, è il titolo del talk show di e con Federico Rampini con musica dei Beatles, bravissima cantante e interprete Roberta Giallo , e magistrale esecuzione dell’orchestra del Teatro Massimo diretta da Valentino Corvino, che ho avuto modo di apprezzare Domenica 22 Maggio nella splendida cornice del Teatro Massimo di Palermo (opera del Basile, indiscutibilmente uno dei teatri più belli al mondo).
Vi chiederete: che c’entra Federico Rampini, ed il suo discorso sull’economia mondiale, con MetaINTELLIGENZE ONLUS?
C’entra. E adesso vi spiego perché.
Federico Rampini, sullo sfondo delle musiche dei Beatles ha attraversato, in un’ora e mezza di spettacolo, la nostra storia dagli anni 60 circa ad oggi, riflettendo con semplicità e competenza sul “come eravamo”, sul “si stava meglio quando si stava peggio?” su analogie e differenze tra la cultura e l’economia europea e statunitense.
Tanti, gli spunti, impossibili da seguire tutti.
Ne prendo solo un paio per alcune mie personali considerazioni, perchè mi toccano più da vicino: lo spreco delle intelligenze e la speculazione sulla salute.
Sullo spreco delle intelligenze, tutte.
Sullo spreco delle intelligenze, si consuma un racconto tristemente noto.
Nel Bel Paese delle contraddizioni, un sistema di istruzione prevalentemente pubblico ed inclusivo che ci ha invidiato buona parte del mondo (ancora per quanto?) “sforna”, con costi estremamente esosi, giovani altamente qualificati, a volte veri e propri talenti, per poi mortificarli giorno dopo giorno, sia sul piano istituzionale, non garantendo la possibilità di un riconoscimento professionale adeguato ai titoli di studio conseguiti, che sul piano personale, attraverso la mortificazione costante delle idee e delle iniziative dei pochi sognatori che ancora, come per magia, nascono in questa terra.
C’è un bellissimo passaggio della famosissima opera di Tomasi di Lampedusa, il Gattopardo, in cui si dice: il peccato che noi Siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di “fare”. Forse, ai tempi di Tomasi di Lampedusa, questo accadeva solo in Sicilia. Adesso ho la sensazione che siamo riusciti ad esportare il modello del “boicottatore a tutti i costi” anche in altre parti d’Italia.
Certo, l’originale è qui e non teme imitazioni.
Rampini racconta, e riconosco nelle sue parole le mie personali constatazioni, che negli Stati Uniti chi “nota” un talento, una buona idea o anche soltanto una persona disposta ad impegnarsi, la sostiene, investe su quella persona, la considera un capitale da proteggere.
Possiamo dire lo stesso per l’Italia? La domanda è retorica. Eppure l’Italia ha avuto dei momenti, nella sua storia, in cui si investiva sui talenti. Le opere dei grandi artisti del Rinascimento sono arrivate a noi grazie al mecenatismo, grazie all’intuito di chi, magari anche per gloria personale (e che importanza ha, se oggi possiamo comunque ammirare opere di immenso valore e bellezza?) ha sostenuto gli artisti e le botteghe di allora.
Oggi, chi sostiene la cultura? Chi sostiene i talenti? La risposta è tutta nella progressiva riduzione delle risorse per la ricerca umanistica e scientifica: l’Italia è paese in cui, ormai, nella ricerca si DISinveste.
E le poche risorse che ci sono, come vengono utilizzate? Con una logica alla Robin Hood “de’ noantri”, togli ai poveri per dare ai ricchi. In nome della meritocrazia, si finanziano solo i progetti dei gruppi di ricerca già bravi, già famosi, già potenti, super-citati, perché continuino a ripetere all’infinito le cose che hanno già pubblicato, già scoperto, già raccontato.
Perché, nel mercato, è così che si fa: chi produce, guadagna.
Ma le intelligenze non possono stare in un mercato, questo è il mercato della monocultura e della coazione a ripetere. Le intelligenze hanno piuttosto bisogno di un vivaio. Il vivaio delle intelligenze prende deboli virgulti, idee che appaiono incerte ma interessanti e le alimenta, le protegge e dà loro tempo e spazio per crescere.
E poi, al mondo non ci sono solo talenti, ci sono anche le persone banalmente normali, che faticano ma che mandano avanti il mondo, e ci sono le persone “speciali”, che hanno anche loro un talento, ma non si vede subito, è nascosto da mille emozioni e mille difficoltà.
E cosa facciamo, li buttiamo via? NO, mai. Perché crediamo in loro, nel loro piccolo grande specifico e selettivo talento. Ma, per favore, accogliamoli senza tante ipocrisie e tante manie burocratiche. Le etichette ci servono per accedere ai giusti riferimenti normativi ed alle giuste tutele, ma poi ci serve la nostra professionalità, la nostra serietà, la nostra coscienziosità, la nostra umanità.
E allora le intelligenze, pian piano, timidamente ma con fiducia e caparbietà, vengono fuori.
Ecco perché MetaINTELLIGENZE ONLUS, nel suo infinitamente piccolo, c’entra.
La speculazione sulla salute.
Sullo spreco delle intelligenze il confronto Italia-Stati Uniti (se mai è possibile un confronto) è disastrosamente 0-1. Ma sulla salute no, non ancora.
Rampini ci ha ricordato una cosa nota ai più, ma che spesso dimentichiamo. Gli States, la terra delle promesse, non è un paese per vecchi ed ammalati. È un paese in cui senza un’assicurazione sanitaria di tutto rispetto, si rischia di morire perché non si possono pagare le cure primarie. Il governo Obama ha in parte ottenuto una maggiore tutela per i meno abbienti ma, nonostante tutto, l’Italia al confronto è (ancora per quanto?) la patria della sanità pubblica. Che, per carità, a volte è anche malasanità, ma spesso no, e che comunque non nega un soccorso a nessuno.
Ma il nostro “lato buono” non lo stiamo difendendo così bene, anche la Sanità soffre dei tagli e della crisi, e vede progressivamente ridurre le risorse. E chi può, ricorre alle cure dei privati, chi non può, aspetta, spesso settimane o mesi per una analisi o una diagnosi.
E le cure dei privati, comunque, possono essere ottime, perché tra i privati ci sono quei famosi giovani o meno giovani talenti che non hanno trovato spazio nel pubblico. Ma perché il privato in sanità sia bello, e questo lo rubo al grandissimo Gino Strada, deve essere non-profit.
Perché non si specula sulla salute.
Perché se ci sono operatori che lavorano per la salute e per il benessere, i guadagni di queste attività devono essere utilizzati per il loro lavoro e per le attrezzature di cui hanno bisogno, non per arricchire imprenditori della salute o azionisti.
Ecco perché MetaINTELLIGENZE ONLUS, nel suo infinitamente piccolo, c’entra.
E allora, cercando di rispondere alla domanda posta nel titolo, la risposta è: sì, ALL YOU NEED IS LOVE.
Ma ti serve un amore intelligente, colto, lungimirante, moderno, consapevole, un amore per il pianeta intero e per te stesso e per ognun altro essere che lo abiti (e questa la rubo al nostro grande Papa Francesco). Non l’amore ascetico di chi si ritira dal mondo e dal consumismo, di chi ne rifiuta i valori rifiutando di fatto il mondo in toto. Amore, cura e rispetto, per le cose vere, quotidiane, amore per la condivisione delle cose e delle idee e al contempo per il rispetto della proprietà, amore per il talento, ma anche per chi il talento non ce l’ha o è difficile da scovare, amore per chi ce la fa da solo e per chi invece ha bisogno di essere aiutato, amore per il progresso e amore per il passato. Impegno morale e sociale, non distoglimento. Amore per tutto ciò che è frutto di conquista, amore per lo studio, l’approfondimento e la cultura. Amore per le cose fatte bene, con competenza e coscienziosità. Amore per le nostre idee, per le nostre convinzioni, amore per le idee degli altri, per le loro culture, amore per tutto ciò che è uguale a me ed in cui posso riflettermi ed amore per tutto ciò che è diverso da me e che mi consente, esistendo, di affermare la mia unicità. Amore, per la mia libertà, amore per la libertà degli altri. Amore, non distruzione.
Emozioni costruttive, ribelli se serve, utili, sempre.
Ecco perché MetaINTELLIGENZE ONLUS, nel suo infinitamente piccolo, forse solo nei miei pensieri e di chi come me ama questo progetto, c’entra.
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